Il libro, pubblicato da University Press il 20 aprile, è una rassegna storico-culturale e analitica culturale delle idee, dei progetti e dei movimenti della tecno-immortalità scientifica negli Stati Uniti, in Europa e in Russia. Eriksen pone domande del tipo: “Gli esseri umani, attraverso la scienza e la tecnologia, possono diventare qualcosa di completamente diverso da quello che siamo oggi? Qualcosa di completamente diverso dal corpo biologico? Il tuo cervello è un sistema di informazione che può essere copiato e caricato sulle macchine?” In questa intervista, Anneline Eriksen ci racconta qualcosa del contenuto del libro, nonché delle sue motivazioni e desideri per il ricevimento:
Qual è l’argomento del tuo libro?
In breve, il libro parla della ricerca della vita eterna, non in senso religioso, ma della vita eterna nel proprio corpo fisico. Il libro parla di persone che credono che la scienza e la tecnologia non solo dovrebbero essere in grado di darci vite sempre più lunghe, rallentare l’invecchiamento, ma forse anche essere in grado di invertire l’invecchiamento e, infine, rendere l’uomo immortale. Io la chiamo immortalità scientifica tecnologica. Descrivo la crionica, il congelamento clinico dei morti in azoto liquido, e descrivo l’idea di poter caricare la coscienza nei computer. Descrivo anche progetti meno interessanti legati alla ricerca dell’eterna giovinezza, con esempi tratti dalla biotecnologia e dall’industria farmaceutica negli USA.
Cosa ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho lavorato su applicazioni di ricerca su questo argomento e ho pensato che avrei potuto utilizzare il materiale su cui avevo lavorato per scrivere un testo di comunicazione che fosse un po’ più popolare di quello che scrivo normalmente. Il libro è scritto come uno studio scientifico popolare.
Penso che sia positivo e importante entrare in contatto con un pubblico più ampio di colleghi professionisti, sebbene anche quest’ultimo sia importante.
Cosa vuoi che il lettore ricordi?
Spero che il lettore possa vedere una maggiore connessione tra alcuni tratti culturali generali, come l’uso dei media digitali, il modo in cui pensiamo alla salute, il modo in cui comprendiamo la morte, e questi progetti un po’ più insoliti. Spero di riuscire a trasmettere come lo strano possa dirci qualcosa anche su questioni più generali.
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Puoi leggere di più sul libro qui: “L’uomo eterno: su tecnologia, scienza e immortalità”
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