Emanuele Orsini, amministratore delegato di Confindustria, afferma che la “decarbonizzazione” attuata dall’UE attraverso il “green deal” dei sindacati impone elevati costi aggiuntivi alle aziende europee e l’Europa perde competitività.
La clamorosa dichiarazione di Orsini è stata diffusa giovedì a Roma durante la presentazione dell’accordo tra il gruppo bancario Intesa SanPaolo e la utility idrica ed elettrica Asia. ANSA.
Molte aziende falliranno prima del 2030, avverte il presidente di Confindustria, la più grande associazione di imprese industriali in Italia, con un totale di circa 150.000 aziende associate. 5,5 milioni di dipendenti.
“Non solo continuiamo con il Green Deal, ma sono anche preoccupato quando Ursula van der Leyen afferma che ridurremo le emissioni del 90% entro il 2040.
Dobbiamo dirla così: l’Europa ha un problema di concorrenza internazionale. Questa decarbonizzazione costerà 1.100 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
Ciò significa che imponiamo costi aggiuntivi alle nostre aziende. Il sistema di scambio delle emissioni climatiche (ETS) dell’UE potrebbe portare alla chiusura di molte delle nostre aziende entro il 2030.”
Sabato il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha espresso preoccupazioni simili in una lunga intervista Corriere della SeraLì ha anche commentato le circostanze relative alla rielezione di Van der Leyen a presidente della Commissione europea.
Parlando prima del voto, van der Leyen ha detto che la Meloni ha ricevuto messaggi da imprenditori e uomini d’affari che dicono che l’UE “non vede il mondo esterno” e “pensa che il compito dell’Unione sia esagerare con tutto”.
La Meloni illustra il punto con alcuni numeri secchi:
Nel 1990, l’Unione Europea contava 12 Stati membri che rappresentavano il 26,5% del PIL mondiale, mentre la Cina rappresentava l’1,8%. Oggi l’Unione Europea conta 27 Stati membri e rappresenta il 16,5% del PIL mondiale, rispetto al 18% della Cina.
Il primo ministro italiano spiega che nel 1990 l’UE aveva un peso globale maggiore di quello attuale e afferma che se l’Unione non guarda ora al mondo esterno creerà grossi problemi di competitività.
Pochi giorni fa ho incontrato alcuni rappresentanti della Tavola Rotonda Europea, che riunisce le più grandi aziende industriali europee, e c’è stata una grande coincidenza tra le loro preoccupazioni e la mia strategia: la questione della competitività, dell’energia e della transizione verde. Compatibile con la sostenibilità economica e sociale.
Meloni non ha mai preso esplicitamente le distanze dalla “transizione verde” in contesti ufficiali o in presenza dei grandi media. Ma informalmente, in un contesto politico e per i piccoli media, non esita a usare l’espressione “follia verde”.
Per la Meloni, che non ha sostenuto la rielezione di van der Leyen, alla fine è stato decisivo il disaccordo sulla politica climatica. La Meloni sembra scommettere che il “green deal” dell’UE andrà in malora di fronte alla realtà. Secondo lui la strategia dell’UE è completamente sbagliata.
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